Il set è un luogo di incertezze e
sorprese. Soddisfazioni e tensioni camminano di pari passo in un ambiente dove,
a volte, sconosciuti si ritrovano a lavorare insieme per la prima volta con la
speranza di dar vita a un risultato straordinario. Eppure, il feeling che si
deve creare tra i membri di una troupe non è dei più scontati perché insieme
alla stima e al rispetto, spesso tra le mura di una scenografia aleggia
l’invidia. Ovviamente negli spazi interni e stretti il contatto è maggiore e di
conseguenza aumenta anche l’attrito.
Mentre mi muovo nella nuova
location, le dinamiche sono chiare. Il set è quello dello studio
fotografico/abitazione del personaggio di Sasà Striano, magistralmente ricavato
dalla scenografa Maica Rotondo che con la sua squadra, l’aiuto Beppe Carbone,
l’assistente Mario Schiano e l’onnipresente attrezzista Alessandro Marangolo,
ha creato le tre stanze più il bagno di scena da alcuni locali della vecchia
Anagrafe, il maestoso palazzo che affaccia su Piazza Dante. Per rendersi conto
dell’immane lavoro che è stato necessario basta farsi un giro per i corridoi e
le altre stanze, per lo più fredde e spoglie, consumate dal tempo e dalla muffa.
Lo spazio utilizzato per riprese e
troupe è circoscritto ad una parte del primo piano. Ma il via vai è incessante.
Spesso ci si pestano i piedi mentre si spostano attrezzi di scena o i binari
del carello che Guido Lombardi sta usando a tutto spiano o la bicicletta che lo sportivo
Carmine Paternoster utilizza ogni giorno per andare sul set. Noi che
registriamo il dietro le quinte siamo quelli guardati con maggior astio.
Infatti, quando il set è piccolo, il numero di persone che assistono alla scena
è ridotto e questo costringe chi non è indispensabile a stare fuori la porta.
In questo modo, però, si assiste ad una situazione che è quasi soltanto
cinematografica. Infatti, una volta che Guido chiama “motore”, sul posto cala il silenzio più assoluto. Anche se si è nel
pieno di un rimprovero o un litigio, tutti si immobilizzano in attesa che venga
dato lo stop alle riprese. Solo in quel momento gli animi si infuocano di
nuovo, per lo più quelli di produzione con le loro radioline sempre accese e
gracchianti. E non è nemmeno sicuro che dopo si possa riprendere la discussione.
Infatti, se il regista si ferma subito a dare indicazioni, allora le
strigliate, per quanto feroci, avvengono sussurrate, più mimate e condite di
occhiatacce che da vere e proprie esclamazioni vocali.
L’importante è che non arrivi nulla
alle orecchie di Lombardi. Anche perché le scene che si girano sono di quelle
lunghe, zeppe di dialoghi, sguardi carichi di significato e qualunque
distrazione può rovinare il momento. Inoltre, sul set fa la sua comparsa il
quattordicenne Emanuele Abbate. Nonostante sia giovanissimo mi sorprende per la
bravura e dedizione che ci mette. Sembra una macchina da cinema. Nonostante
tutti i ciak, ripete le battute con la stessa intensità, come fosse un attore
consumato. Ascolta i consigli di Guido mettendoli in pratica non appena sente azione.
Tra turni fino alle due di notte,
applausi di soddisfazione per un piano sequenza riuscito alla perfezione,
gelosie dietro le quinte, i classici barili di responsabilità scaricati da un
reparto all’altro, la settimana continua finché all’Anagrafe non arriva una
scomoda nemica: l’influenza. L’ambiente piccolo e umido contribuisce al rapido
contagio. Presto sul set iniziano a girare fazzoletti e starnuti. Gli attori ne
restano indenni nonostante Salvatore Ruocco e Peppe Lanzetta trascorrano molto
tempo in accappatoio per motivi di sceneggiatura. Per fortuna spesso si fermano
nella piccola stanza dei costumi, calda e accogliente, insieme a Sasà Striano
che sovente, tra un’inquadratura e l’altra, inganna il tempo al telefono.
A patire i sintomi influenzali,
invece, sono Guido Lombardi e il suo aiuto Sergio Panariello. Stretto in un
pesante giubbotto, con tanto di cappuccio a coprirgli il capo, Lombardi ha
diretto gli ultimi due giorni in uno stato debilitante. Ma tra parole
raffreddate e colpi di tosse è riuscito a chiudere le scene senza mai perdere
la voglia o la passione. Dopotutto, basta guardarlo mentre osserva il piccolo
monitor della macchina da presa, seguendo gli attori con
smorfie del viso che ricalcano la loro recitazione per poi sorridere
soddisfatto. Il sorriso di chi sa che anche le prossime settimane saranno dure
ma piene di entusiasmo. (Giorgio Caruso, con le foto di Tiziana Mastropasqua)
quando leggo "foto Sasà" penso ad un film del neorealismo fatto oggi da Tarantino: sarà così? ciao michele
RispondiEliminac'hai azzeccato abbastanza
EliminaGuido
Maica mi fai un cappellino come il tuo ? ciao, grazie, Anna
RispondiEliminaMaica complimenti per la stanza, e sei anche molto graziosa. continuate così che siete forti!
RispondiEliminaGiovanni
Grazie mille Giovanni, incrociamo le dita! Noi dal canto nostro ce la stiamo mettendo tutta!
EliminaBravi,tra tantedifficoltà farete un gran film.Fidatevi.Ruocco e Lanzetta immuni ahahah...keviso dolce ha Ruocco...bySara
RispondiEliminaveramente begli ambienti... e poi vedere il Maestro Lanzetta che quasi pontifica seduto sul WC è um momento surreale! Buon proseguimento! Maria ( non quella Nazionale, che ho sentito adesso a sanremo, bravissima)
RispondiEliminaGrazie Maria, hai ragione, vedere il maestro troneggiare sul wc è un esperienza impagabile!
EliminaGrazie a tutti, la passione e l'impegno portano avanti la troupe,ce la stiamo mettendo davvero tutta e sono felice che già adesso si apprezzino i risultati! seguiteci, abbiamo bisogno di voi per dare senso al nostro lavoro!
RispondiEliminaFantastico Ruocco
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