lunedì 4 febbraio 2013

Fare un film non è una cosa semplice...


...e nemmeno rilassante! Anzi, è qualcosa che mette a dura prova i nervi. La realizzazione di Take Five non fa eccezione. Basti pensare a quante persone sono coinvolte e devono essere coordinate. I vari reparti di regia, della fotografia, del suono, della scenografia, dei costumi, del trucco e parrucco, gli elettricisti e i macchinisti. Tutto deve procedere come il meccanismo di un orologio per il fine comune, altrimenti il rischio è che esploda la tensione mandando all’aria un’intera giornata di riprese o peggio. Ne sa qualcosa Antonio Alessi, l’organizzatore. Insieme al direttore di produzione Andrea Leone e alla coordinatrice di produzione Giovanna Crispino, è colui che gestisce il set e che deve prevedere l’imprevedibile. L’unica risposta che ottengo nel chiedergli come va, è un distinto grugnito che dice molto di più di tante parole.
Il set nel cortile dell’Anagrafe
La prima settimana di riprese è stata chiusa sabato. Alcune scene da filmare erano tra le più complicate della sceneggiatura. Ma quanto più sono difficili, più si ha bisogno di una delle qualità forse maggiormente sottovalutate in un regista: la pazienza. Guido Lombardi ne ha, fidatevi. O, per lo meno, riesce a dissimulare bene il nervosismo durante le sue brevi camminate circolari e riflessive, quando c’è un cambio d’inquadratura o quando non riesce ad ottenere ciò che vuole da un attore. Ovviamente tutto ha un limite. E di cose su un set ne possono capitare tante. Andiamo con ordine.
Salvatore Ruocco gira una scena
Ad esclusione del primo giorno, quello della piscina, la settimana si è aperta e chiusa con scene che richiedono un numero elevato di comparse. Ho sempre pensato che una delle differenze principali tra il cinema italiano e quello americano sia proprio la gestione delle comparse e dei personaggi secondari. L’accuratezza dei movimenti, per farli sembrare quanto più naturali e credibili. La prima occasione capita durante la scena di un incontro clandestino del boxer Salvatore Ruocco, girato nel cortile dell’Anagrafe. In scena ci saranno una trentina di persone, compresi Gaetano Di Vaio e Salvatore Striano. Al centro una grossa gru dove è ancorata la macchina da presa. Il movimento è complicato ma Guido ha ben in mente ciò che vuole. La disciplina è mantenuta da Sergio Panariello, l’aiuto regia.
“Silenzio!”, urla con fare degno di un sergente di ferro ogni minuto.
Nonostante numerose indicazioni e prove, ci vogliono oltre trenta ciak prima di sentire il fatidico “buona!” da parte del regista. Sarà perché le comparse sono troppo esuberanti, magari scelte genuine per rendere la scena più vera o che la gestione non è perfetta, ma è una di quelle giornate che la tensione l’accumuli con un badile. 
Discorso diverso nell’ultimo giorno della settimana. Si gira all’interno della Camera di Commercio. Qui, mentre avanza l’impettito direttore di banca Alan De Luca seguito da Carmine Paternoster, tutto ciò che li circonda funziona alla perfezione. Eppure i movimenti delle comparse sono di sicuro più complicati. Merito va dato anche ai due assistenti alla regia Joe Zerbib e Francesco D’Ambrosio, attenti e scrupolosi.
Ma i problemi possono giungere anche dalla location stessa. Soprattutto se si gira in un grosso garage dalla eco formidabile e il fonico è il meticoloso Daniele Maraniello. 
Quando arrivo sul set è un cambio di inquadratura. Gaetano Di Vaio mi saluta recitando la battuta. E continua a ripeterla. E ancora. Infilandoci di tanto in tanto un “devo farla bene. Devo!”. Ma non c’è niente da fare per farlo calmare.È scatenato. Recita in loop, senza sosta. Persino mentre Guido sta girando una camminata di Carmine Paternoster. Otto passi che dicono molto, tanto del personaggio. Lo si vede anche dalla dedizione che ci mette il regista. Ma le sopracciglia aggrottate di Maraniello non convincono. C’è un brusio. Il sorriso colpevole di Gaetano la dice lunga.
Gaetano Di Vaio
Guido Lombardi gira una scena














Altra storia, invece, se il set è di dimensioni ristrette, come quando si gira nel dedalo di una rimessa nautica. Nell’abitazione dello Sciomen Peppe Lanzetta, una piccola barca, non c’è molto spazio. Per lo meno non abbastanza per attori, microfonista, operatore e regista. Così ci pensa Guido. Macchina da presa in mano, in una posizione non proprio comoda, filma quanto gli serve.
Spesso e volentieri, poi, arriva l’imprevedibile prevedibile di cui sopra. Per lo più è una fonte esterna.
“A Roma si chiamano i pistoni”, mi dice il veterano del cinema Angelo Saragò, amministratore del film.
Sono importunatori di professione, che si piazzano sul set impedendo di girare. Immancabili, ci sono stati anche per Take Five. Altro lavoro sporco per Alessi e i suoi.
Quando arriva il “fine set” dell’ultimo giorno della settimana, i volti della troupe sono stanchi ma soddisfatti. Mentre si smonta la scena soltanto due figure restano a parlottare pensierose. Sono il regista e il suo aiuto che stanno già preparando il lavoro della prossima settimana. 
“Insomma questi primi giorni di passione sono finiti”, dico a Guido avvicinandolo.
“Si, adesso cominciamo con quelli deliranti in interno”, mi fa serio.
C’è da credergli. (Giorgio Caruso, con le foto di Tiziana Mastropasqua)
 




7 commenti:

  1. leggo di antonio alessi, incontrato qualche film fa. ce la farai come sempre, buon set a te e a tutti. andrea da roma magliana

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  2. Vorrei dire a Guido Lombardi,che tutti i sacrifici vengono sempre ripagati da Dio.Si sà che sul set ci sono sempre difficoltà ed è molto stressante, ma a quanto noto dalle bellissime foto, sta riuscendo a tirare fuori il meglio da ogni attore.La scena del ring del boxer sembra una scena Hollywoodiana,l'attore ha talento,trasmette una grande grinta.Mi aspetto un film emozionante ,complimenti a tutti.Rosanna da Roma

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  3. Scassat tutt' cose!!!
    Si, forza ragazzi! Complimenti a tutti. Verrà un gran film!

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  4. Voglio fare un complimento a Giorgio Caruso. Ottimo scrittore.

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  5. che bellezza che deve essere un set, anche se capisco che si fa una fatica della madonna... marco,curioso dicose di cinema

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  6. dico chiaramente che dove c'e' passione si avrà sempre la forza di farlo, non sono un regista ma farei volentieri il mestiere di guido lombardi sotto la pioggia in mare, o in qualsiasi altro posto al mondo, adoro il cinema e tutte le sue sfumature! gianluigi.

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