Il tempo è un elemento imprescindibile
quando si realizza un film. Tutto ciò che avviene davanti e dietro la macchina
da presa gira attorno allo scorrere inesorabile dei minuti. Eppure non per
tutti è lo stesso. Anzi, sembra che esistano addirittura differenti fusi orari.
Se da una parte c’è chi sente perennemente in ritardo, accanito sostenitore del
motto “il tempo è denaro”, dall’altra, invece, c’è chi necessita di maggior
calma per dare spazio alla propria espressione artistica. Se poi ci si mettono
location tanto suggestive quanto complicate, la forbice che divide le due parti
si allarga a dismisura provocando inevitabili tensioni.
La quarta settimana di riprese di Take
Five è iniziata e si è conclusa con una strana maledizione che sembrava non
voler abbandonare il set. Spesso, dopo aver preparato la scena e le brevi prove
degli attori guidati da Guido Lombardi, alla chiamata di “motore” del primo
ciak saltava la corrente elettrica. Soltanto all’inizio, poi filava tutto
liscio. Eppure le difficoltà per girare sono state molte, quasi tutte legate ai
luoghi in cui si girava. Andiamo con ordine.
Le riprese iniziano lunedì negli enormi
serbatoi in tufo, con volte alte oltre i dieci metri, nell’acquedotto del
Serino. Uno spettacolo da mozzare il fiato. Però, per quanto sia un luogo quasi
fiabesco, scendere in posti simili vuol dire trasportare cavi e attrezzature
per decine e decine di metri in pantani d’acqua. Fortunatamente per girare la
scena Gaetano Di Vaio è stato adeguatamente vestito dallo staff del reparto
costumi.
Gaetano Di Vaio nell'acquedotto del Serino |
Lo stesso è accaduto mercoledì, quando
ci si è spostati nel tunnel borbonico. Camminando lungo strette gallerie, tra
scheletri d’auto e di moto antiche, resti di statue passate, la troupe si è
spinta sempre di più nel sottosuolo ma lo spettacolo ne ripagava appieno la
sopportazione. Non appena raggiungo il set, noto che lo strumento più utilizzato
è un piccolo phon celeste. Uno di quelli per asciugare i capelli. Solo che
questa volta il getto caldo è diretto sulle lenti degli obiettivi della camera,
costantemente appannati dall’umidità che gocciola dalle volte in pietra. È
l’assistente alla fotografia Salvatore Landi che, diligentemente piegato sulle
ginocchia in un angolo di una piccola grotta, asciuga con pazienza obiettivo
per obiettivo. Ma, oltre il rumore del phon, il set sembra insolitamente
silenzioso. Niente istruzioni di Guido Lombardi o del suo aiuto Sergio
Panariello. Mi sporgo poco avanti infilandomi in un passaggio stretto e buio.
Urto qualcuno che mi proietta il fascio di luce di una torcia in faccia. Sono
Salvatore Ruocco con Sasà Striano, entrambi eccitati dall’idea di girare in un
luogo simile. Continuo a camminare ed ecco che trovo gli altri in un cunicolo,
dove non si riesce nemmeno a stare in piedi. Ci sono Guido e l’operatore Luigi
Scotto. Poco più avanti, in fondo al tunnel, Gaetano Di Vaio con una piccola
piccozza in mano sembra incastrato. È preceduto da Peppe Lanzetta e Carmine
Paternoster, sdraiati sulla terra fredda e bagnata del cunicolo.
Nel tunnel borbonico |
Altra terra c’è stata anche martedì,
quando si è girato in un anfratto dell’ex Lanificio vicino Porta Capuana. Ma
qui, più che un problema di umidità o profondità, si è dovuto fare i conti con
una signora amante della musica napoletana a tal punto che dalla sua casa,
posizionata vicino al luogo delle riprese, lo stereo acceso a tutto volume
generava un effetto “concerto”. Per fortuna, una volta informata delle riprese
in atto, ha avuto la gentilezza di abbassare, per buona
pace delle orecchie del fonico Daniele Maraniello.
Sasà Striano nel Lanificio |
Carmine Paternoster nel Lanificio |
Dopo tanto sprofondare nell’entroterra napoletano, la settimana si è chiusa all’interno del caveau della banca magistralmente ricostruito dal reparto di scenografia all’interno di Piazza Telematica, a Scampia.
Peppe Lanzetta, Salvatore Ruocco, Guido Lombardi e Gaetano Di Vaio nel caveau della banca |
Ma la sicurezza degli interni è durata soltanto un paio
di giorni. Lunedì, infatti, si è ricominciato con
gli esterni, nella galleria Principe dove si sviluppa una delle scene più
intense ed emozionanti del film. Uno di quei momenti che ti attaccano alla
poltrona facendo dilatare il tempo.
(Giorgio Caruso, con le foto di Tiziana Mastropasqua)
(Giorgio Caruso, con le foto di Tiziana Mastropasqua)
Salvatore Ruocco nella galleria Principe |